mercoledì 30 settembre 2009

Antiberlusconismi! "questa è casa sua"



Come molti sapranno, il Premier Silvio Berlusconi, nella mattinata di ieri ha telefonato alla trasmissione "uno mattina", prima di chiudere la telefonata il giornalista conduttore ha salutato il presidente definendo il programma "Come casa sua"...
non l'avesse mai fatto!
Servo!
Suddito!
riportiamo alcuni link a quotidiani:
repubblica:
“Uno mattina” consente al presidente del Consiglio di intervenire telefonicamente in trasmissione con un pretesto. Ecco allora Susanna Petruni (promossa sul campo vicedirettore del Tg1 per il suo sfegatato tifo pro-Cavaliere) sprofondersi in auguri per il genetliaco del papi-padrone. E allora il presidente del Consiglio, cui evidentemente non è bastata l'abbuffata a “ Porta a Porta”, replica: “ Chiamatemi più spesso, perché così mi sento meno solo”. Gli risponde entusiasta l'altro conduttore, Stefano Ziantoni: “ Siamo qui ogni mattina, questa è anche casa sua!”. E il Cavaliere: “ Vi prendo in parola”.
Il messaggero:
...«Il buongiorno di Unomattina - secondo Luigi Lusi (Pd) - è stato misero e squalificante per l'Abruzzo, per la Rai e per la rete ammiraglia»
...«Quanto accaduto oggi ad UnoMattina - dice Fabio Evangelisti, vicepresidente del gruppo di Italia dei Valori alla Camera - è un vergognoso e patetico siparietto, la dimostrazione dello stato penoso in cui versa l'informazione nel nostro Paese»
...«Alla redazione di 'Unomattinà - osserva poi Vinicio Peluffo, componente democratico della Vigilanza - vorremmo ricordare che tra gli scopi del servizio pubblico non è previsto il sostegno psicologico ai premier in crisi. Per quello, se proprio vogliono, esistono le utenze private. Oppure, le tv commerciali, tanto più che, come noto, molte di esse appartengono al gruppo della sua famiglia».
caspita... parole grosse!
ma guardate cosa scopro seguendo il fantastico blog - DAW:

eh.... si anche Bersani ha ricevuto egual trattamento.
Quando si tratta di Berlusconi gli animi si scaldano e le menti si annebbiano!

LEGGERE ''Magistrati, l'ultracasta'' (Bompiani)



"In Francia la giustizia funziona con un costo di 53 euro all'anno"
''L'Italia dispone di 1.292 tribunali. Che sono piu' dei 595 dell'Inghilterra, dei 703 della Spagna, dei 773 della Francia e anche dei 1.136 della Germania (frutto della riunificazione di due paesi)
in ITALIA 13,7 giudici professionali per ogni 100 mila abitanti. La Francia ne ha 11,9, la Spagna se ne fa bastare 10,1 e l'Inghilterra addirittura 7, per non parlare di Danimarca (6,6) e Irlanda (3,1).
Accanto alle toghe, sono pagati a vario titolo per lavorare nella aule dei nostri tribunali 27.067 addetti. Poco meno del doppio di quanti ne impiega la Francia (15.199). Cinque volte piu' di quelli arruolati in Olanda (5.160). Poco meno della meta' rispetto al gigante russo (62.075). Il risultato e' che in Italia ogni magistrato gestisce 4,2 addetti. Una piccola corte di valletti. Che non esiste negli altri paesi: la Francia sta a quota 2, l'Olanda a 2,5 e la Germania a 2,9''.
Quanto ci costa?''se si sommano gli stanziamenti per i tribunali, quelli per i pubblici ministeri e quelli per il patrocinio per i non abbienti viene fuori, per ogni italiano, un conto da 70 euro.
MINISTRO BRUNETTA... buon lavoro!

C.A.S.E. IL miracolo!




C.A.S.E. è l'acronimo di Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili, il piano per la progettazione e realizzazione di nuove abitazioni a L'Aquila da destinare ai colpiti del sisma dello scorso 6 aprile. I complessi potranno fornire una sistemazione a circa 18.000 persone. I primi appartamenti sono stati consegnati oggi; gli altri saranno disponibili entro la fine dell'anno. In totale gli appartamenti saranno circa 4.600, suddivisi in gruppi di 25-30 abitazioni per ogni edificio. I complessi previsti dal Progetto C.A.S.E sono veri e propri quartieri formati da abitazioni circondate dal verde e dotate di tutti i servizi. Sono costruzioni prefabbricate, realizzate in diversi materiali: legno lamellare, calcestruzzo precompresso, laterizi oppure metallo isolato termicamente. Costruite su due o tre piani, hanno diversa metratura in base alla composizione dei nuclei familiari. Quando la vera e propria ricostruzione sarà completata, questi quartieri potranno essere riutilizzati in futuro come residenze per studenti o sistemazioni turistiche.

venerdì 25 settembre 2009

Afghanistan... restare o andare?


Chi chiede cosa ci stanno a fare i militari italiani e quelli della NATO in Afghanistan, dovrebbe guardare negli occhi queste bambine, e leggere questo:

"Kabul - Il 23 marzo riaprono le 9mila scuole afghane per una frequenza record di 6,5 milioni di studenti. Il 35% sono bambine, alle quali il regime talebano ha impedito l’accesso all’istruzione fino alla sua caduta nel 2001". AsiaNews, 3 marzo 2008.

Perché i Talebani, ispirati dall'ideologia del Mullah Omar tanto cara anche a Osama Bin Laden e ai terroristi di Al-Qaeda, facevano anche questo.

Certo, la rinascita del popolo afghano e la parità di diritti per le donne afghane hanno davanti a sé una strada ancora lunga e hanno un prezzo molto alto, in termini di dolore, sacrifici, sangue.

Ma i quasi due milioni e mezzo di donne che stanno imparando a leggere e a scrivere e a conquistarsi un posto dignitoso nella società afghana rappresentano la vera sfida mortale all'ideologia talebana.

Queste righe sono tratte da un blog (clicca qui) e vi invito a leggere il post per intero.

mercoledì 23 settembre 2009

Libertà di stampa secondo D'Alema


Ieri sera, dopo avere visto l'intervista delle "iene" a D'Alema dove molto simpaticamente afferma che non si definirebbe ancora «un comunista» ma «un democratico e anche socialista» (!) e che in passato sarebbe stata possibile un'alleanza con Bettino Craxi mi è tornato in mente un editoriale di Pansa di pochi giorni fa che ha come protagonista l'"eminenza grigia" della sinistra e che vi invito a leggere:

«I giornali? È un segno di civiltà non leggerli. Bisogna lasciarli in edicola». Chi ha sentenziato così? Il maledetto Caimano, ossia Silvio Berlusconi? Macché, è stato il democratico Massimo D’Alema. Max ha anticipato tutte le ire del Cavaliere nei confronti della carta stampata. Con assonanze sorprendenti. Compresa la strategia di darci dentro con le cause civili e le richieste astronomiche di danni.

La prima scena risale al 31 ottobre 1992. Aeroporto di Lecce. Incontro D’Alema che aspetta il volo per Roma. È mattina presto, ma lui già schiuma di rabbia contro una masnada di pessimi soggetti. I giudici di Mani Pulite. Gli editori. I giornali e i giornalisti. Primo fra tutti, Eugenio Scalfari, direttore di “Repubblica”. Ringhia: «Scalfari ha leccato i piedi ai democristiani che stavano a Palazzo Chigi, da Andreotti a De Mita. E adesso fa il capo dell’antipartitocrazia».

Quarantotto ore dopo, intervistato dal “Giorno”, Max si scaglia di nuovo contro “Repubblica”: «Che cosa si vuol fare? Cacciare deputati e senatori, per lasciare tutto in mano a Scalfari?». Un vero figuro, Barbapapà. Anche perché è in combutta «con quell’analfabeta di andata e ritorno che si chiama Ernesto Galli della Loggia». “Repubblica” prova ad ammansire D’Alema. Però il 13 novembre lui replica: «Ormai i giornali sono un problema in Italia, esattamente come la corruzione».

La rabbia dalemista ha un motivo: siamo in piena Tangentopoli e la stampa dà spago al pool di Mani Pulite. In un’intervista a “Prima Comunicazione” che in seguito citerò, Max dirà parole di fuoco sui giornali: «Si sono comportati in modo fazioso, scarsamente rispettoso dei diritti delle persone. Hanno alimentato una circolazione impropria di segreti giudiziari e il narcisismo della magistratura. La loro responsabilità morale è stata enorme: verbali, pezzi di verbali, notizie riservate sono diventati oggetto di uno sfrontato mercato delle informazioni. Uno spettacolo di iattanza indecente. Ha ragione la destra quando dice che c’è un circuito mediatico-giudiziario che ha distrutto delle persone».

Il 13 aprile 1993, la rabbia di Max sembra al culmine. Dice: «In questo Paese non sarà mai possibile fare qualcosa finchè ci sarà di mezzo la stampa. La prima cosa da fare quando nascerà la Seconda Repubblica sarà una bella epurazione dei giornalisti in stile polpottiano». Ossia nello stile del comunista Pol Pot, capo dei khmer rossi, il sanguinario dittatore della Cambogia.

Ma la nuova Repubblica nasce sotto un segno che a Max non piace: la vittoria di Berlusconi nel marzo 1994. Achille Occhetto si dimette da segretario del Pds e a Botteghe Oscure s’insedia D’Alema. Per qualche mese, il nuovo incarico lo obbliga a un minimo di cautela. Ma la sua avversione per i giornali non è per niente svanita.
La granadi Affittopoli

Nel giugno 1995, intervistato da Antonio Padellaro per “L’Espresso”, riprende a ringhiare contro «l’uso spesso selvaggio dell’indiscrezione giudiziaria». E conclude che le cronache su Tangentopoli hanno «consumato quel poco di rispetto per lo stato di diritto e di cultura liberale esistente da noi. Il danno prodotto è stato enorme. Provo fastidio per il comportamento dei giornalisti: non aiuta di certo l’immagine dell’Italia».

Il 1995 sarà un anno terribile per D’Alema e per Veltroni, direttore dell’“Unità”. Però Max non presagisce nulla. Il suo giornalista preferito è un televisionista: Maurizio Costanzo. In luglio, la Botteghe Oscure incaricano Costanzo di “stilare le nuove regole” dell’informazione. E D’Alema lo vuole accanto a sé nella Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia. Insieme presentano il primo libro di Max, “Un paese normale”, stampato dalla Mondadori di Berlusconi.

La tempesta scoppia alla fine di agosto. È lo scandalo di Affittopoli, sulle case di enti pubblici ottenute dai politici a equo canone. Più saggio di Veltroni che strilla, ma resta dov’è, D’Alema trasloca. E sceglie la trasmissione di Costanzo per annunciare il passaggio in un altro appartamento.

Ma il suo disprezzo per la carta stampata resta intatto. Arrivando a coinvolgere politici incolpevoli. In quell’autunno dice di me: «Pansa si fa leggere sempre, ma ha un difetto: non capisce un cazzo di politica. C’è uno solo in Italia che ne capisce meno di lui: Romano Prodi».

Nel dicembre 1995, Max affida a “Prima comunicazione” il suo lungo editto contro i giornali. Intervistato da Lucia Annunziata, spiega di sentirsi una vittima: «Due giornalisti mi tengono e il terzo mi mena». «Il livello di faziosità e di mancanza di professionalità è impressionante». «Non esiste l’indipendenza dell’informazione: i giornali non sono un contropotere, ma un pezzo del potere. E come tali sono inattendibili». «Il loro compito è la destrutturazione qualunquista della democrazia politica». «Gli editori si contendono a suon di milioni i giornalisti più canaglia».

Al termine del colloquio con l’Annunziata, prima dell’invito a non acquistare i giornali, D’Alema annuncia come si comporterà in futuro: «Se dovrò dire qualcosa di importante, lo dirò alla gente, non ai giornali. Andrò alla televisione. Mi metto davanti a una telecamera con la mia faccia, con le parole che decido di dire, senza passare per nessun mediatore. Se parli con la stampa, sei sicuro di perderci».

Per coerenza, il 5 aprile 1996, alla vigilia delle elezioni politiche, D’Alema va in visita ufficiale a Mediaset. Accanto a Fedele Confalonieri, dice: questa azienda «è una risorsa del Paese». E rassicura i dipendenti: «Se vincerà l’Ulivo, non dovrete temere nulla. Mediaset è un patrimonio di tutta l’Italia!».

L’Ulivo vince. Max spiega a Carlo De Benedetti: «Hai visto? Abbiamo vinto nonostante i tuoi giornali!». Ma D’Alema si sente prigioniero del Bottegone. Vorrebbe stare lui al governo. Prodi e Veltroni non gli piacciono. Sono «i due flaccidi imbroglioni di Palazzo Chigi». Poi la sua ostilità torna verso la stampa. In luglio tuona contro «il giornalismo spazzatura». E alla fine del mese, alla Festa dell’Unità di Gallipoli spiega: «Ormai c’è qualcosa di più che il normale pettegolezzo giornalistico, tendente ad alterare la verità. Ci sono lobby, interessi, gruppi che pensano spetti a loro dirigere la sinistra italiana».

Il 2 agosto, durante la bagarre parlamentare sul finanziamento pubblico ai partiti, D’Alema ringhia ai cronisti: «Scrivete pure quello che vi pare, tanto i giornali non li legge nessuno. E anche voi contate poco: prima o poi vi licenzieranno». A imbufalirlo è sempre il ricordo di Affittopoli e quel che ritiene di aver subito dalla carta stampata: «Giornalismo barbarico, cultura della violenza, squadrismo a mezzo stampa».

Perché Max si comporta così? In un’intervista citata dal “Foglio”, Veltroni prova a spiegarlo: «Io sono gentile con i giornalisti. Dovrei fare come D’Alema che li chiama somari per ottenere la loro supina benevolenza». Ma forse esiste un problema nascosto: una forma inconsapevole di autolesionismo che spinge Max a cercarsi sempre dei nemici.
Basta processi penaliMeglio “ricchi risarcimenti”

Una sera del novembre 1996, dice a Claudio Rinaldi, direttore dell’ “Espresso”: «Fate una campagna sguaiata contro di me. Vi mancano solo Michele Serra e Curzio Maltese, poi sarete al completo. L’unica critica fondata che potreste farmi è di aver messo Prodi a Palazzo Chigi». Quindi spara su Berlusconi: «Mi sta sul cazzo come tutti i settentrionali. È un coglione ottuso. La sua stagione è finita».

Il 1997 si apre con la causa civile che Max intenta all’“Espresso”. Per aver rivelato la piantina della sua nuova casa, ci chiede un miliardo di lire. Non lo frena neppure l’onore di presiedere la Bicamerale. Il 5 maggio scandisce a Montecitorio un anatema globale: «L’ho detto una volta per tutte, con validità erga omnes, con valore perpetuo: quello che scrivono i giornali è sempre falso».

Alla fine di novembre si scatena contro l’Ordine dei giornalisti. Bisogna abolirlo, dice Max, visto che non garantisce la correttezza professionale. Poi nel gennaio 1998 annuncia di aver scovato l’arma finale per sistemare la carta stampata. È di una semplicità elementare: niente più processi penali ai giornalisti, bisogna instaurare «un sistema che consenta una rapida ed efficace tutela in sede civile e che preveda consistenti risarcimenti patrimoniali».

Detto fatto, ecco in data 10 febbraio 1998 la causa civile di Max al “Corriere della sera” per quanto ha scritto «su un fantomatico piano D’Alema per il sindacato». Richiesta: due miliardi di lire. La sinistra non va in piazza a protestare. Eppure Max pretende dal «convenuto Ferruccio de Bortoli» anche il giuramento decisorio. Vale a dire che deve giurare di aver scritto la verità a proposito delle intimidazioni dalemiane sugli azionisti di via Solferino.

Quale sorte ebbe questa causa? Confesso di non ricordarlo. Ma che importanza ha scoprirlo? D’Alema aveva tracciato un solco che, anni dopo, anche l’odiato Cavaliere avrebbe seguito.

fonte

martedì 15 settembre 2009

Lotta all’evasione: +47% riscossioni rispetto al 2008. Ma non era il governo pro evasione?


Tante chiacchiere dei sinistri che accusavano il governo Berlusconi come fiancheggiatore dell'evasione fiscale!
ma come al solito i fatti sono diversi da come li raccontavano!

infatti:
Nei primi otto mesi del 2009 il fisco italiano ha riscosso, in seguito ad accertamenti anti-evasione, 2,8 miliardi di euro, con un incremento del 47% rispetto allo stesso periodo del 2008, quando erano stati incassati 1,9 miliardi di euro. Lo ha riferito il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, intervenendo alla Fiera del Levante di Bari ad un convegno sul contrasto all’evasione fiscale.

I NUMERI – «I numeri ci dicono che abbiamo imboccato la strada giusta» ha commentato Befera. Nel 2009, secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate, sono cresciuti i versamenti diretti: da 1,3 a 2,1, miliardi di euro. Il numero di interventi esterni (verifiche e controlli mirati) è stato di 6.596, compresi gli interventi di contrasto dei fenomeni fraudolenti. Nei primi 8 mesi del 2009 il numero di accertamenti di Imposte Dirette, Iva e Irap, esclusi accertamenti parziali automatizzati, è stato di 173.600 contro i 161.500 dello stesso periodo del 2008. È cresciuta la somma della maggiore imposta accertata: da 5,8 miliardi di euro dei primi 8 mesi del 2008 a 10 miliardi dello stesso periodo del 2009.

martedì 8 settembre 2009

Angelo Rizzoli -" il più forte mangia il più debole"

Roma, 8 settembre 2009 - Angelo Rizzoli, ex proprietario del Corriere della Sera, chiederà 650 milioni di euro di risarcimento a Giovanni Bazoli, Piergaetano Marchetti, Giuliano Zuccoli e Giovanni Arvedi, responsabili a suo avviso di averlo strangolato finanziariamente per portargli via l’azienda. Lo annuncia in un’intervista al quotidiano «Libero», nella quale sferra un duro attacco ai responsabili di quella vicenda.


«Hanno rovinato la mia vita - afferma -. Ho passato 26 anni infernali. Mi hanno depredato dei miei beni. Hanno distrutto la mia reputazione. Mi hanno mandato in galera per tre volte in cinque carceri diversi. Mi hanno dipinto come un incapace che ha dilapidato il patrimonio e il buon nome della famiglia e del Gruppo Rizzoli. Ora che la Cassazione mi ha assolto definitivamente da tutte le imputazioni e ha riconosciuto che non ho commesso alcun reato, è venuto il momento di fargliela pagare a tutti responsabili».

Rizzoli ricorda che al vertice della cordata Gemina che rilevò il Corriere c’era, oltre a Bazoli, il professor Guido Rossi «che agiva in strettissima collaborazione con Cesare Romiti». Lo stesso avvocato Gianni Agnelli, ricorda Rizzoli, gli telefonò: «Siamo nel mondo degli affari dove vale la legge della giungla: il più forte mangia il più debole. E lei, dottor Rizzoli, in questo momento è il più debole». «Con la vicenda Corriere ho perso 26 anni di vita - prosegue Rizzoli -. Mio padre ci è morto d’infarto nel 1983, mia sorella Isabella, la più piccola, si è suicidata nel 1986. Porto i segni sulla pelle di quello che mi hanno fatto».

lunedì 7 settembre 2009

Michael Moore - ci fa la predica, ma per politica si pùo ridere della morte


IL Regista tanto amato dalla sinistra Italiana è arrivato a Venezia,
come si poteva immaginare, ci ha fatto la predica...
vuol fare capire agli Italiani (alla maggioranza) che sbaglia a votare Berlusconi!
Azz che bravo!
"VENEZIA - "Cercate di risolvere il problema Berlusconi e fatelo in fretta, perché non ci state facendo una bella figura, come italiani"

La cristallina coscienza del sig. Moore si dimentica di ricordare che nell'Agosto 2008
per opportunismo politico, rise, augurandosi che l'uragano Gustav si abbatesse sulla convention dei tanto odiati repubblicani.

"La prova che Dio esiste: il tornado Gustav"
fonte

In effetti nel CAMPO delle BRUTTE figure, MICHAL MOORE non si fà mancare nulla!

nella vignetta:
"Vorrei ringraziare
l'Academy per la
promozione del mio film,
agevolandone il mercato...

e per avermi dato
la possibilità di sputare sull'America, il paese che ha reso possibile tutto questo...
Grazie..."

SS - SinistraSinistrata


Fondi ai politici del Centrosinistra, l’inchiesta di Bari: prostitute, tangenti, appalti e cocaina
“Sinistra” e “ipocrisia“; “sinistra” e “menzogna“: veri e propri sinonimi.
Maria Teresa Meli, all’indirizzo di Massimo D’Alema:
C’è chi ricorda che anche lei, come altri esponenti del centrosinistra, aveva la querela facile e il dente avvelenato contro i giornalisti. Non sembrerebbe quindi un’esclusiva di Silvio Berlusconi.
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“Questo accostamento è insensato. Quando sono diventato presidente del Consiglio ho rimesso tutte le querele”.

Infatti D’Alema, quando era Presidente del Consiglio, querelò Giorgio Forattini per una vignetta.
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Non c’è niente da fare: a sinistra sono tutti cazzari.
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Dieci domande ad Ezio Mauro, l’evasore fiscale.
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Ci mancava solo il "quasi" dimenticato "LEI non sà chi sono io"! grande Franceschini!
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sarebbero questi i nostri fari di moralità?
meglio papi!
povera Sinistra Sinistrata...

mercoledì 2 settembre 2009

Querele buone e querele cattive


Oggi, la bomba del giorno è la seguente:

Berlusconi cita Unità per danni per 2 mln su servizi scandali - Reuters Italia -

Berlusconi cita anche l'Unità «Nessun problema di erezione» Il Secolo XIX

BERLUSCONI: CHITI, CON GIORNALI SI POLEMIZZA MA NON LI SI DENUNCIA - Agenzia di Stampa Asca

INFORMAZIONE: L'UNITA', COME FECE FASCISMO BERLUSCONI VUOLE CHIUDERE l'UNITA' - adkronos

Caspiterina! sono tutti sorpresi e incazzati, perchè il premier, credendo di essere stato diffamato, ha citato un giornale, anzi due (anche Repubblica),
ma che problema è ?!?!
Avete la coscenza pulita? bene, allora potete stare tranquilli!
Avete scritto solo "fatti" e non "puttanate"?
benissimo, nessuno potrà farvi pagare nulla!

LA LIBERTA DI STAMPA non è LIBERTA di DIFFAMARE!
...poi mi chiedo, ma SILVIO BERLUSCONI è l'unico politico ad aver Citato per danni alcuni giornali?
guarda guarda cosa scopro:

...Mai però ai livelli di Antonio Di Pietro, il leader Idv che è stato magistrato e avvocato e quindi è di casa nelle aule di tribunale (anche se poi ci manda il suo fidato Sergio Scicchitano, legale, consigliere Anas, esponente politico naturalmente dell’Idv). Di Pietro usa querelare avversari politici, giornali, civili, tutti. Anche per «offese» molto discutibili. Si può obiettare che la copertina del settimanale sportivo torinese del gennaio 1997, il defunto Piemonte sportivo (una grande foto dell’ex pm sormontato dalla dicitura «Arbitro cornuto») non fosse proprio un modello di umorismo british, ma Di Pietro non ci rise su, affatto, chiamò subito il suo avvocato per sporgere querela. Le redazioni raggiunte dalle lettere dei legali di Tonino sono una schiera, veramente bipartisan: nel 1997 querelò l’Unità diretta da Peppino Caldarola, un mese dopo toccò ai giornalisti del Tg4, poi a il Giornale (un’abitudine), poi a Panorama, ma poi pure a Repubblica. Incredibilmente non portò in tribunale Novella 2000, per una copertina che giudicò solo «una goliardata». Ma ci mancò poco perché, spiegò nella lettera al giornale di gossip, «ho fatto centinaia di querele in questi anni, ma per un obiettivo serio: difendere la mia reputazione e il mio onore». Libertà di espressione, ma guai a chi li tocca.

Leggete invece come commenta ora la vicenda dell'Unità:
Di Pietro "Ecco la dittatura di ritorno, e dalle carte bollate all’olio di ricino il passo è breve. Oggi è toccato a l’Unità, ieri a noi dell’Italia dei valori, nei giorni scorsi nel mirino sono finiti la Repubblica e la stampa estera". Usa parole forti Antonio Di Pietro, che aggiunge: "Insomma, come accade in tutti i peggiori regimi, chi non si allinea viene colpito. Esprimiamo solidarietà al direttore responsabile de l’Unità e ai suoi redattori, colpevoli soltanto di aver svolto bene il loro lavoro".

CHE SCHIFO!