lunedì 13 luglio 2009

"Golpe o non golpe"?


Ho iniziato a fare qualche pensiero sospettoso quando ho letto che il presidente venezuelano Hugo Chavez ha dato dei trogloditi ai "presunti golpisti" honduregni. Siccome credo che se c'è un trogolodita in Sud America, questi abiti a Caracas e che sia arrivato al potere con due veri colpi di Stato, con una scia interminabile di morti e con ripetuti referendum per eternizzare il suo potere capite il mio scetticismo nel sentire parlare di "golpe".
L'attenzione poi della stampa italiana, forse distratta dall'imminente G8 e dal chiodo fisso di deligittimare il Cavaliere, non ha aiutato molto a capire cosa fosse esattamente successo a Tegucigalpa. Ma quando mi è capitato di leggere una nota ufficiale del 4 luglio del Cardinale Andreas R. Madariaga dove afferma che: "Tutti i documenti di cui siamo entrati in possesso dimostrano che le istituzioni dello Stato democratico honduregno sono in vigore e che le loro azioni in materia giuridico-legale sono in conformità con il diritto” ho iniziato a fare qualche ricerca per capire meglio. Manuel Zelaya, eletto a fine gennaio 2006, decide di indire un refrendum per convocare un'assemblea costituente per modificare la Costituzione che non gli consente di svolgere più il mandato presidenziale e di ripresentarsi alle elezioni. Il suo atto è una palese violazione della Costituzione vigente che dà solo al Parlamento la possibilità di indire un referendum per modificare le norme costituzionali e quindi viene esautorato. Non perdendosi d'animo si fa inviare il materiale elettorale da un paese straniero (secondo voi chi?) ed ordina ai militari di organizzare la logistica. Il Capo di Stato Maggiore si rifiuta e Zelaya fa irruzione nella caserma dove è custodito il materiale elettorale e se ne impadronisce. A questo punto il Parlamento e la Corte Suprema chiedono alle forze armate di far rispettare la legge dello Stato dell'Honduras e di conseguenza arrestano Zelaya, colpevole di aver tradito la Costituzione e lo mandano in esilio in terra straniera. Il Parlamento si riunisce e nomina un presidente ad interim incaricato di reggere il paese fino alle prossime elezioni. Costui è Roberto Micheletti (prontamente ribattezzato "Pinochetti") presidente del parlamento e terza carica dello stato (il vice-presidente si è dimesso) il quale afferma che per uscire dalla crisi è disposto ad anticipare le elezioni presidenziali.
In poche parole, Zelaya stava tentando di fare quello che Chavez ha fatto a suo tempo in Venezuela: cambiare la Carta Costituzionale a suo uso e consumo. Ed in effetti Zalaya è stato ammaliato dalla scuola di Chavez, vale a dire dal Foro de São Paulo che da tanti anni provoca danni in America del Sud.
Pertanto la comunità internazionale, partendo dall'Onu (se conta ancora qualche cosa) e finendo con Obama, avrebbe fatto bene a sostenere il cambio di guida in Honduras ed invece sono state spese parole solo per il reintegro del presidente destituito. Aspettiamo sviluppi nelle prossime ore certo è che in altri tempi gli USA avrebbero dato tutto l'appoggio a chi si opponeva all'inflitrazione comunista di Chavez, Castro e C. ma purtroppo oggi non è più così.

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