venerdì 5 giugno 2009

Miguel Mora, il Travaglio alla Sangria


Chi è costui?
è il giornalista che ha firmato tutti gli articoli tanto in voga in questo periodo (pre-elettorale) sul giornale EL PAIS.
Ricerca in INTERNET e guarda guarda che cosa trovo:

El Pais va a colazione con Marco Travaglio: «Berlusconi ha imposto la sua scala di antivalori»
Pubblicato 25 Marzo 2009


Marco Travaglio vive a Torino, però tutti i giovedì scende a Roma per partecipare ad Anno Zero un programma di dibattito politico in onda su RAI 2. Abbiamo preso appuntamento per la mattina seguente nell’hotel dove di solito alloggia, nel quartiere Prati. Il giornalista più critico d’Italia appare in reception con faccia assonnata ed un quarto d’ora di ritardo così come imposto dall’etichetta nazionale. Dopo aver pagato il conto, afferra un paio di quotidiani, ordina la colazione e usciamo in terrazza. Con un solo caffè ed un paio di cornetti si sveglia del tutto e comincia con quello che sa meglio fare: mettere il dito nella piaga della sempre più confusa realtà politica italiana. Una realtà teatrale, irreale, ipermediatica, racconta, “il regno della superficialità e della menzogna”.

La colpa a suo giudizio è soprattutto “dei giornali, che imitano la televisione e tentano di competere sulle banalità, mettendo in gioco un sistema molto sofisticato, studiato perché venga dimenticato tutto, come un tritatutto. Le polemiche durano appena 24 ore, dopo svaniscono. Se un politico fa una battuta, si riporta la battuta piuttosto che la notizia. Se non c’è la battuta, non si parla neanche del contenuto. Dicono che il problema dei giornali è la carta, ma il problema è quello che si scrive sulla carta. Laureato in Storia Contemporanea, Travaglio, 44 anni, è stato allievo di Indro Montanelli ne “Il Giornale” per sette anni. Oggi firma un editoriale sull’Unità, pubblica ogni lunedì un video (Passaparola), nel blog antipolitico di Beppe Grillo. Per raccontare le verità scomode al paese utilizza uno stile più che torinese, gelido, che gli somiglia. Non batte ciglio né alza la voce.

Con l’Italia impantanata tra le barzellette del Cavaliere e la vaga retorica di una sinistra ossidata, il suo giornalismo di precisione è diventato una rarità, una forma di ribellione. Forse per questo ha realizzato 80 atti di uno spettacolo teatrale, “Promemoria”, nel quale snocciola la tragicomica storia recente del paese in un monologo di tre ore e un quarto.

Sulla sola base di un archivio e di un’ironia feroce, Travaglio fa pensare e divertire un pubblico che esce dal teatro in trance, proprio di chi ha visto la luce. “Non è merito mio”, dice. “In Italia il passato non esiste. Per questo quando racconto quello che è successo appena due anni fa sembra rivoluzionario e la gente ti guarda come se guardasse a un pazzo”. Denunciato “30 o 40 volte” per diffamazione nei tribunali civili da Berlusconi e dai suoi compagni, anche se non è stato tuttavia condannato penalmente, ha da poco vinto il Premio per la Libertà di Stampa dell’Associazione dei Giornalisti Tedeschi, per il suo “coraggio e senso critico”. Ha appena rieditato il suo libro “La scomparsa dei fatti”, con il sottotitolo “Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni”, in cui critica i mezzi di comunicazione.

L’aereo per Torino parte tra un’ora, l’incontro volge al termine, lo aspettano i suoi due figli. Prima di andarsene, Travaglio spiega come Berlusconi ha sostituito Andreotti nel ruolo di grande intoccabile. “Controlla quasi tutti i giornali, la televisione, la pubblicità o il cinema. Per questo l’Italia si capisce meglio dall’estero che da dentro. Ci ha imposto la sua arretratezza culturale, la sua scala di antivalori e la sua forma di vita”.

Nello stesso momento passa un giovane, si ferma ad ascoltare e dice: “Pienamente d’accordo. Continua così”.


Si è tenuto stamani nella Sala Lauree di Scienze Politiche il convegno su “Etica e Comunicazione” organizzato dall’Università Statale. Tra i relatori stranieri anche Miguel Mora, corrispondente dall’Italia de El Pais.

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Avete in Spagna un ordine dei giornalisti che fornisce un codice di comportamento?

C’è una federazione delle associazioni professionali dei giornalisti (FAPE) che tra i suoi compiti ha quello di stabilire un codice deontologico.
E può prendere provvedimenti disciplinari?
Sì, può ritirare la tessera professionale, ma di solito non avviene. Si occupa più che altro delle assicurazioni sanitarie e pensionistiche. A vigilare sulla correttezza dei giornalisti sono gli stessi media coi propri regolamenti interni. Poi in caso di denunce interviene la magistratura. Questo accade soprattutto con le testate scandalistiche che si occupano di gossip e riportano pettegolezzi più che fare informazione. Da noi hanno vissuto un vero boom e prodotto un effetto letale sull’immagine del giornalismo spagnolo.
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29/04/2009 - 21.43
INFORMAZIONE: MORA (EL PAIS) "IL GIORNALISMO VA FATTO CON CORAGGIO"

(IRIS) - ROMA, 29 APR - "Sono brutti tempi per la stampa...tempi di crisi finanziaria, di internet, dei licenziamenti globali in tanti giornali storici". Tutto questo contribuisce a " formare un clima difficile". E' un estratto del messaggio che giornalista Miguel Mora, corrispondente in Italia de "El Pais" ha lasciato alla platea che ha assistito alla nascita della "Società Pannunzio per la libertà di informazione", non potendo essere presente. "Il giornalismo - ha scritto Mora - va fatto con coraggio e senza timore, se si fa con timore meglio fare i camerieri...Il senso del nostro mestiere - ha aggiunto - è essere scomodi con i nostri potenti. Forse ci serve quello che i giornalisti fannno raramente - recitava il messaggio - organizzarsi un pò e lavorare insieme".

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